venerdì 15 aprile 2011

Imbeni Sindaco, la scuola al primo posto.

Il 22 febbraio 2011 nella Sala della Cappella Farnese del Palazzo Comunale di Bologna viene data la notizia della nascita della “Fondazione Renzo Imbeni: Per un’Europa dei diritti” .
Nasce anche l’idea di dedicare un inserto speciale di “Riforma della Scuola” a Imbeni ed alla sua esemplarità umana e politica.
Una esemplarità dove l'attenzione ai valori, e ancor più precisamente ai temi dell'integrità della persona umana, dei suoi inalienabili diritti ed aspirazioni civili e sociali, si è sempre unita ad una grande attenzione, costante alle giovani generazioni ed al ruolo della Scuola.
Pubblichiamo qui alcuni documenti dell'”era Imbeni” quale Sindaco di Bologna per evidenziare il suo impegno nei confronti dei temi che qui trattiamo diffusamente:
Vale la pena,tuttavia di ricordare la sua sfida, di interpretare il denso passato della città, di rilevarne i passaggi più significativi, anche oggi.

"Una scuola grande come il mondo".

Renzo Imbeni *

Nel dare inizio a questa seduta straordinaria del Consiglio Comunale dedicata all’approfondimento delle problematiche dell’infanzia,voglio rivolgere un particolare ringraziamento all’UNICEF per il ruolo attivo, che,non da oggi, questa organizzazione sa svolgere su scala internazionale,in una prospettiva che è al tempo stesso di sensibilizzazione,di tutela,di promozione,di valorizzazione dei bisogni e dei diritti dell’infanzia .
L’iniziativa UNICEF che individua nei Sindaci figure simboliche di riferimento per la promozione dei diritti dell’infanzia costituisce una scelta importante su piano civile,politico e amministrativo .Da un lato infatti si sottolinea il ruolo della comunità e delle istituzioni di governo locale,dall’altro si indica correttamente nella città uno dei terreni più complessi e più urgenti d’intervento sul versante della qualità della vita. Ciò è vero per le realtà sviluppate ( e lo testimoniano una grande quantità di notizie di cronaca, oltre che di studi e ricerche ) così come per le realtà in via di sviluppo. In vaste aree del mondo i problemi fondamentali dell’infanzia( e non solo di essa) che si pongono drammaticamente alla coscienza e all’iniziativa politico-culturale e all’azione di governo riguardano i presupposti stessi della vita:l’ambiente,la pace, l’istruzione di base, la dignità, i diritti universali della persona e del cittadino.
E’ sotto i nostri occhi quotidianamente il dramma dei popoli della ex Jugoslavia e nel suo ambito la tragedia dei bambini costretti a convivere con la guerra,la paura,l’odio. Possiamo e dobbiamo fare qualcosa e subito per loro . Anche così si può essere coerenti nell’impegno per la realizzazione e l’applicazione della Convenzione Internazionale sui diritti dell’Infanzia,approvata dall’ONU il 20 novembre 1989. A questa iniziativa l’Amministrazione Comunale di Bologna risponde in modo unitario da un lato mobilitando risorse e competenze interne e collocate nei diversi settori d’intervento che hanno incidenza sulla vita dei bambini e delle bambine a Bologna, e dall’altro ponendo l’attenzione di tutti i soggetti istituzionali sociali e culturali ad un grande obiettivo di lavoro comune per i prossimi anni. Per quanto mi riguarda vorrei sottolineare due aspetti di carattere istituzionale che dovranno avere una grande rilevanza ai fini di una più efficace organizzazione dell’azione di governo dell’Ente Locale anche a questo scopo. Da un lato l’approvazione dello Statuto del Comune nell’ambito del quale –agli artt. 1,2,4 –compaiono numerosi e impegnativi richiami ai temi che saranno discussi in questo Consiglio e dall’altro la prosecuzione del dibattito in corso su una diversa configurazione istituzionale dell’intera area urbana che pone in campo un’articolazione più adeguata del rapporto fra città e provincia dal punto di vista politico, dal punto di vista della rilevazione dei bisogni,dell’organizzazione delle risorse e dei servizi, della partecipazione dei cittadini al governo della cosa pubblica Accolgo perciò con piacere a nome dell’Amministrazione Comunale e dell’intera città la nomina a difensore dei diritti dell’infanzia , con l’impegno a dare sostanza nel tempo, per quanto compete al Sindaco a quest’incarico nell’ambito del Comune di Bologna,così come all’interno di iniziative condivise con altri Enti e Associazioni.
Citazioni letterali, di cui mi assumo tutta la responsabilità,sia per la scelta tematica, sia per le necessarie sintesi, da cui mi premeva far emergere (con la tecnica delle “paroline sporgenti” che usavo con i miei alunni,quando facevo la maestra,per orientarli a cogliere il senso di una comunicazione scritta-se si vuole il classico riassunto-) e che ho evidenziato via,via, nei testi citati.
E la traduzione amministrativa specifica nei cinque anni del mandato amministrativo 1990/95 -spezzati,ma non interrotti - dall’impegno europeo del Sindaco Imbeni nel 1993- comincia così.
Eletta in Consiglio e nella Giunta Comunale nel 1990 , inauguriamo insieme l’avvio dell’a.s. 1990 /91 con il tradizionale messaggio/manifesto d’auguri alle scuole,a ricordo anche di due figure della politica e della pedagogia,la cui vita e opere si sono intrecciati con la storia politico- culturale e amministrativa di Bologna e di cui ricorrono significativi,tristi, anniversari: Bruno Ciari e Gianni Rodari (rispettivamente a 20 e a 10 anni dalla morte).L’augurio,rigorosamente scritto a mano su carta a righe di 1° elementare e riprodotto dal Centro Stampa del Comune ,inviato a tutte le scuole e affisso in giro per la città ,era un implicito programma di mandato,coerente con le “paroline sporgenti” già evidenziate.
C'è una scuola grande come il mondo.
Ci insegnano maestri e professori,
avvocati, muratori,
televisori, giornali,
cartelli stradali,
il sole, i temporali, le stelle.
Ci sono lezioni facili
e lezioni difficili,
brutte, belle e così così...
Si impara a parlare, a giocare,
a dormire, a svegliarsi,
a voler bene e perfino
ad arrabbiarsi.
Ci sono esami tutti i momenti,
ma non ci sono ripetenti:
nessuno può' fermarsi a dieci anni,
a quindici, a venti,
e riposare un pochino.
Di imparare non si finisce mai,
e quel che non si sa
è sempre più importante
di quel che si sa già.
Questa scuola è il mondo intero
quanto è grosso:
apri gli occhi e anche tu sarai promosso!
Gianni Rodari


1° Consiglio Straordinario per l’Infanzia, in collaborazione con UNICEF, 25 maggio 1992 (ATTI del Consiglio Comunale)

Educating cities. Un Comune per l'infanzia. Gli anni di Renzo Imbeni.

“Cittadinanza sociale dei bambini e delle bambine:
i servizi educativi e scolatici comunali per l’infanzia “

Rosanna Facchini*

Ogni anno un Consiglio straordinario dedicato all’infanzia: è questa la traduzione operativa dell’impegno assunto dal Sindaco di Bologna con l’UNICEF,accettando la nomina a difensore ideale dell’infanzia”. Un impegno a forte valenza simbolica,anche nella forma e nel luogo in cui periodicamente trova espressione,ma che si concretizza soprattutto nella dimensione ,quantitativa e qualitativa,delle politiche per l’infanzia del Comune di Bologna. L’appuntamento di quest’anno si presenta con ulteriori elementi di significatività,sia dal punto di vista specifico delle politiche dell’Amministrazione Comunale,sia in riferimento al contesto politico nazionale,assumendo da un lato il carattere di verifica di metà mandato,dall’altro di definizione di prospettiva per quella che mi piace chiamare cittadinanza sociale dell’infanzia. Sul piano politico nazionale,la situazione ormai drammatica della finanza pubblica,con le sue ricadute sul piano dell’autonomia politica e finanziaria degli EE.LL.,costituisce oggettivamente il più grave ostacolo al rilancio delle politiche per l’infanzia,che già negli anni ’80 avevano subito l’invadenza e l’egemonia di scelte politiche ,indifferenti ai diritti dei cittadini più piccoli. Una vera e propria latitanza politica,capace solo di allinearsi al coro delle moralistiche deprecazioni per l’inarrestabile diminuzione della natalità,di produrre elaborazioni più o meno sensate su “figli non nati”,ma molto attenta ad evitare l’attivazione ,il consolidamento,la riprogettazione dei servizi educativi per la prima infanzia,per quei bambini e quelle bambine che hanno continuato,e continuano, a nascere. Una miopia a tutto campo ,che non ha saputo riconoscer il nido come servizio educativo; che non ha prodotto la generalizzazione della scuola dell’infanzia,nemmeno potendo contare sulle sinergie pubblico-privato che, di fatto, la caratterizzano sul piano nazionale; che non è riuscita ad allineare l’istruzione secondaria allo standard minimo dell’obbligo a 16 anni,che tutta l’Europa ha garantito;che ha avviato la riforma della scuola elementare,illudendosi del famoso “costo zero”,ma che non ha saputo nemmeno procedere a razionalizzare gradualmente le risorse umane a fronte della diminuzione delle leve scolastiche,per poter investire nella ridefinizione del sistema formativo. I provvedimenti estivi del Governo -la terapia d’urto delle 56.000classi e dei 69.000 posti di insegnante in meno, per i tempi e per la quantità,rischiano di compromettere seriamente l’intero sistema ,visto che non sono correlati al ddl licenziato in questi giorni al Senato per la scuola secondaria,ma si accompagnano all’ulteriore mortificazione degli EE.LL. ,nell’ambito della legge finanziaria. In questo quadro,fuori da ogni trionfalismo,le scelte dell’Amministrazione Comunale di Bologna,in questo mandato,si sono collocate significativamente su una prospettiva diversa indicando proprio nell’infanzia uno dei progetti prioritari,nella consapevolezza che “meno bambini” non significa affatto investire meno,ma deve significare investire meglio,diversificare l’intervento,intercettare nuove domande sociali di educazione, di istruzione,di formazione. Tra l’altro, a Bologna,ma non solo, “meno bambini” non è un fenomeno irreversibile,quantomeno non è un fenomeno statico,dal momento che dal 1988 e presumibilmente fino a tutto il 1996,si registra una ripresa della natalità che fa aumentare,anche sul piano quantitativo la domanda si servizi per l’infanzia . A Bologna,in ogni caso,non è solo un problema di quantità:al contrario quantità e qualità sono le coordinate dell’azione politico-amministrativa,che si misura senza reticenze con il problema dei costi,agendo da un lato su un rigoroso controllo di gestione,dall’altro sulla leva tariffaria,secondo principi di equità e tutela delle fasce più deboli,nella consapevolezza che i servizi e le scuole per l’infanzia sono un pezzo irrinunciabile di stato scoiale,senza il quale si produrrebbero costi sociali ed economici inaccettabili. I servizi per l’infanzia,gli investimenti per la scuola non sono un attentato alla finanza pubblica: fanno parte, al contrario, delle scelte prioritarie ,se si vuole davvero contrastare nel medio e nel lungo periodo la bancarotta finanziaria, politica,sociale del nostro paese,perché non ci sarà ripresa economica e cambiamento istituzionale,se non ci sarà investimento sul futuro. Ed è per questo che la Giunta Comunale ha voluto ribadire il riconoscimento e la valorizzazione dei diritti di cittadinanza dell’infanzia,proponendo lo scorso anno a questo Consiglio Comunale uno specifico Progetto Infanzia, finalizzato a:potenziare quantitativamente e qualitativamente il servizio educativo del nido;consolidare la generalizzazione della scuola dell’infanzia nella prospettiva del sistema pubblico “a gestione mista” ;differenziare le opportunità educative nelle forme delle nuove tipologie e dei servizi educativi territoriali;promuovere percorsi di continuità tra i diversi livelli del sistema educativo e scolastico e tra questo e l’esperienza di vita familiare.
La determinazione con cui l’Amministrazione Comunale pratica questi obiettivi dentro a quel quadro nazionale –nessuno è autorizzato a sottovalutarlo o a dimenticarlo – ha prodotto in questo triennio l’aumento del servizio nido,delle sezioni di scuola dell’infanzia,l’attivazione di nuovi servizi territoriali a conferma dei Progetti si sperimentazione delle scuole,oltre all’avvio di un’inedita collaborazione con l’Amministrazione Scolastica Statale,con le “scuole autonome” della F.I.S.M.,d’intesa anche con l’I.R.R.S.A.E,sul terreno della formazione congiunta del personale insegnante.In coerenza con questi obiettivi e, a differenza con altri Settori dell’Amministrazione,in cui andiamo a programmatiche riduzioni del personale e di intervento diretto,nel campo dei servizi all’infanzia sono stati attivati concorsi pubblici per l’assunzione di educatrici del nido,di Coordinatori Pedagogici e di collaboratori specializzati.
Ma è l’intervento sulla qualità che ha caratterizzato in misura crescente l’impegno dell’A.C. ,attraverso varie fasi che hanno riguardato,in particolare, il nido: * la costituzione di un Coordinamento Pedagogico stabile (1984);* l’adozione del Regolamento (1985) e la sua revisione (1990);* l’aggiornamento costante e sistematico del personale (dal 1985);*l’istituzione di nuove tipologie di servizio (a tutt’oggi sono 8 tra nidi part-time e Centri gioco). Questo complesso e articolato percorso istituzionale e pedagogico è comunque andato di pari passo con un mutamento forte nell’immagine sociale del nido,che lo attesta oggi come servizio educativo a pieno titolo. Molta strada è stata percorsa nei 20 anni che ci separano dalla Legge 1044/’71,istitutiva degli asili nido,con finalità assistenziale e sociale di temporanea custodia del bambino per consentire/facilitare l’accesso della donna al mondo del lavoro(art.2) La Legge è contemporanea alla 1204,che tutela la maternità,e intanto emergono due diritti di cittadinanza sociale –donne e bambini/e -che si consolideranno reciprocamente .L’assenza retribuita per maternità,da un lato,il nido come servizio di interesse pubblico,dall’altro,segnano due punti politico-istituzionali strategici,su cui la legislazione regionale successiva ,oltre a definire gli standard edilizi degli spazi,ha potuto aggiungere elementi costitutivi quali:la gestione sociale,il rapporto numerico adulti/bambini,la formazione continua del personale,l’organizzazione interna secondo coordinate di qualità pedagogica. Bologna non ha tuttavia aspettato la legge nazionale per realizzare i primi nidi comunali. E’ del 1969,con una donazione di coniugi Patini,l’apertura del primo nido,al quale è seguita la costruzione degli altri nidi comunali,utilizzando,per la prima volta in Italia gli oneri d urbanizzazione e la riconversione ,dal 1976, di 11 strutture ex-O.M.N.I.,fino ad arrivare alla consistenza attuale di 46 edifici di nido d’infanzia .Se negli anni ’70 l’attenzione è stata maggiormente centrata sull’espansione del servizio,sulla spinta anche della forte domanda indotta dalla crescita dell’occupazione femminile ,a partire dagli anni ’80 l’intervento si è caratterizzato per una sempre maggiore attenzione agli aspetti di qualità che ha avuto il su punto d’arrivo nella revisione del Regolamento(1990).proprio con un contenzioso politico-nominalistico su nuovo regolamento,in merito alla definizione del nido,si è avviato questo mandato amministrativo .Il CO.RE.CO. infatti ha ritardato di un anno l’esecutività del regolamento,interferendo pesantemente ,e con rara miopia politica, su fatto che per il Comune di Bologna il nido è sì un servizio sociale”,ma a forte e prevalente caratterizzazione educativa,che proprio l’esperienza concreta ha fatto emergere, contribuendo a costruire una vera e propria cultura dell’infanzia e a delineare il diritto soggettivo all’educazione,di cui si è titolari fin dalla nascita .
Il Regolamento 1990 infatti è,e vuole essere, la carta d’identità istituzionale del nido ,quale intervento pubblico pensato ed organizzato dalla parte dei bambini e delle bambine,con finalità intenzionalmente educative , con l’obiettivo di integrare e arricchire le esperienze di vita nell’ambito familiare con esperienze specifiche volte a promuovere il processo di crescita affettiva,relazionale e cognitiva dei “piccolissimi”. Tra le coordinate del Regolamento ,una delle più significative è la valorizzazione della partecipazione dei genitori:oltre l’inserimento graduale ,ai rapporti individualizzati, ai Comitati di gestione,va evidenziata la costituzione dell’Assemblea Cittadina dei Presidenti dei Comitati,cui si affida la competenza,in termini di consultazione ,valutazione e proposta in merito alle linee di sviluppo del servizio. Una vera e propria anticipazione dei principi e delle modalità di rapporto cittadini/amministrazione che poi trova applicazione nello Statuto del Comune per la generalità dei cittadini .
Nella prosecuzione in seduta ordinaria di questo Consiglio Comunale, verranno presentati gli Orientamenti Educativi del nido,quale punto d’arrivo significativo del percorso di qualificazione attivato in questi anni e che tiene conto dell’esperienza maturata e del lavoro di Coordinatori Pedagogici, delle educatrici ,delle “dade” , delle famiglie,ma anche un punto di partenza per un continuo arricchimento delle pratiche educative,capace di tracciare la carta d’identità pedagogica del nido. Una qualità educativa affidata alla professionalità delle operatrici,tutte, dei nidi ,secondo modalità operative di collegialità progettuale e di sinergia con le famiglie ,per garantire a tutti/e, e a ciascuno/a, la valorizzazione e il rispetto della propria “unicità”.Il nido pertanto si configura come una delle risposte più qualificate ai bisogni/diritti di bambini/e e uno degli elementi nodali di una cultura dell’educazione che tiene conto sia delle modificazioni familiari,sia delle più recenti acquisizioni scientifiche in merito all’identità e alla cultura dell’infanzia. Che, tuttavia, non può essere confinata solo nei luoghi istituzionali di “cura” dei bambini,ma che deve diventare cultura diffusa e condivisa nella città. Questo è sicuramente il senso da attribuire all’alto numero di firme raccolto per la presentazione della proposta di Legge di iniziativa popolare dal titolo “L0asilo nido,un diritto dei bambini e delle bambine”:oltre 150.000 firme sul territorio nazionale,di cui 6.500 a Bologna,per impegno diretto dell’Assemblea Cittadina dei Presidenti dei Comitati di Gestione dei Nidi.
Per finire mi preme richiamare l’insieme delle Linee programmatiche del Progetto Infanzia,finalizzate a disegnare una città complessivamente attenta ai diritti formativi di bambini e bambine. Il Regolamento delle scuole dell’infanzia,attualmente in fase di consultazione nelle sedi professionali –i collettivi docenti, e nelle sedi istituzionali –i Quartieri,rappresenta un altro “tassello” del percorso qualità,insieme agli interventi di qualificazione del personale,tramite i piani annuali di formazione in servizio. La formazione professionale continua del personale è una delle risorse strategiche delle politiche per l’infanzia, per la convinzione fondata che la qualità professionale degli operatori è funzione della qualità educativa dei servizi alla persona .In questo senso l’avvio del centro Unificato di Formazione presso l’ex scuola Giordani di via Libia è un segno tangibile della rilevanza che formazione,documentazione,ricerca pedagogica hanno nelle scelte politico-amministrative. Qui trovano sede stabile,e definitiva, tre “punti qualità2 della politica comunale: il CE.DOC. –il “cervello tecnico-pedagogico” dei servizi, lo spazio H-il luogo di consulenza/assistenza/documentazione dei percorsi di integrazione dei portatori di deficit, il C.D./L.E.I.-il neonato laboratorio di educazione interculturale ,frutto di un’inedita e proficua collaborazione interistituzionale attivata dal Comune di Bologna con Provincia, Università, Provveditorato agli Studi, OO.SS. confederali e di categoria,finalizzato a “governare il diritto all’educazione e alla scuola dei “nuovi cittadini”.
Realizzazioni concrete che traducono sul piano politico -amministrativo l’impregno simbolico di “città per l’infanzia” e che trova ulteriore corroborazione nella partecipazione attiva del comune di Bologna:
  • alla Consulta Regionale per l’infanzia,costituita per iniziativa della sezione Pedagogica dell’Istituto Gramscri dell’Emilia Romagna e che vede la partecipazione di EE.LL, associazioni,personalità del mondo accademico e dello stesso UNICEF:un luogo di traduzione della Carta dei Diritti dell’Infanzia dell’ONU,in Carta dei Doveri delle amministrazioni pubbliche;
  • alla promozione della rete internazione di “Educating Cities”,cui hanno finora aderito circa 100 città nel mondo,fra cui :Barcellona,Chicago,Birmingham,Ginevra, Goteborg, Llilomgwe,…e che proprio a Bologna, il prossimo anno, formalizzerà l’Associazione Internazionale di Educating Cities (A.I.C.E.),con il 3° Congresso per il quale abbiamo scelto il tema: ”RI/conoscersi -per una nuova geografia delle identità”.
La realtà multiculturale, che è ormai quotidianità anche a Bologna,rappresenta la sfida contemporanea ai sistemi scoiali e scolastico -formativi di tutti i paesi europei e allarga anche su questo terreno la “verifica di qualità” delle scelto politico- amministrative per l’infanzia. Per disattivare efficacemente intolleranza,nuovi egoismi e nuovo razzismo,occorre puntare sulla qualità delle strutture educative,scolastiche e formative, per alimentare il circuito virtuoso delle risposte specifiche e proprie di queste strutture e cioè quelle della conoscenza, della relazione,della comunicazione,della reciprocità. Proprio nel momento in cui gli avvenimenti internazionali ci segnalano la “pace possibile” tra Israele e Palestina, risaltano con ancor più stridente drammaticità le tragedie della guerra nella ex Jugoslavia,in Somali, di cui i bambini sono le prime vittime e che costituiscono in ogni caso una oggettiva minaccia per il futuro di tutte le giovani generazioni.
Questa seduta straordinaria pertanto vuole arricchire la propria valenza simbolica,aderendo all’iniziativa,già assunta dal Parlamento Italiano per proporre l’assegnazione del Nobel per la Pace ai bambini dell’ex Juogoslavia.
Ma, come già anticipato, intende adottare nella seduta ordinaria che seguirà,quale segno concreto dell’attenzione politica all’infanzia, il testo degli “Orientamenti Educativi del Nido”, per rilevare che le strutture educative sono l’ambiente privilegiato in cui le differenze si incontrano e si conoscono,fornendo così il più efficace contributo ad una cultura di pace.


* Relazione dell'assessore R. Facchini, Bologna, 2° Consiglio comunale straordinario per l’Infanzia, in collaborazione con UNICEF
(ATTI del Consiglio Comunale) 27 settembre 1993
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“RI-conoscersi: per una nuova geografia delle identità"

Rosanna Facchini **

L’avventura di Educating Cities comincia ufficialmente con il 1° Congresso che si tiene a Barcellona nel novembre 1990,dedicata all’influenza dell’ambiente urbano sull’educazione e sull’armonizzazione dell’effetto educativo rivolto ai bambini ed ai ragazzi. Quel Congresso,dal titolo“Ciudad Educadora” realizzato dopo un lavoro di tessitura dei rapporti iniziato fin dal 1987,è stata la prima occasione di confronto fra le istituzioni interessate e quelle che hanno presentato i loro progetti. I cardini di quest’iniziativa sono stati:il rilievo del ruolo della città e delle sue istituzioni,gli interventi formativi a largo spettro. Fin dall’avvio l’iniziativa ha ricevuto il patrocinio e la collaborazione di organizzazioni europee e internazionali,in funzione di questi obiettivi prioritari:creare la Banca Internazionale di Esperienze Educative (BIEE);realizzare un biennale occasione di confronto e scambio di esperienze educative realizzate pe i cittadini da 0 a 18 anni;approvare la Creta delle Città educative,redatta a Barcellona,che contiene i principi base cui si impegnano le Città educative. Gli obiettivi sono stati tutti realizzati;e la Carta è stata firmata a tutt’oggi da più di cento città. Il secondo appuntamento si è tenuto a Goteborg nel novembre 1992 e in tale occasione sono state formalizzate la candidatura di Bologna quale sede del 3° Congresso e gli organismi di “Educating Cities”.Oggi anche Bologna ha concluso il suo compito come città organizzatrice del Congresso Internazionale,ma non certo come città che partecipa con convinzione e con determinazione alla costruzione della rete di E.C. ,delle città che intendono potenziare la loro capacità di governo nell’ambito delle politiche della formazione e intensificare lo scambio di esperienze educative. All’appuntamento di Bologna hanno preso parte 225 città-125 a livello internazionale e 100 italiane -che hanno inviato 500 partecipanti. Per la specificità del tema affidato a Bologna,la multiculturalità,il Congresso è stato aperto al mondo del volontariato,dell’associazionismo degli immigrati o che lavora con gli immigrati per un totale di altre 300 persone. Sono state coinvolte inoltre tutte le scuole e tutta la città,attraverso una serie di iniziative per tutto il mese di novembre,in questo appuntamento di scambio,di conoscenza e di studio che ha sicuramente arricchito la città da un lato,l’associazione di Educating Cities dall’altro.
Il piano di lavoro che Bologna ha presentato ,sulla base delle proposte formulate dal Comitato tecnico -scientifico,magistralmente coordinato da Matilde Callari Galli, risulta:
“””Multiculturalità- Risconoscersi significa ,per le comunità e per i singoli,interagire liberamente e con attenzione al diverso,vivere,creare e lavorare perché l’identità di ciascuno si realizzi in vitali spazi cittadini. Un’affermazione in prospettiva ed un contesto concreto-la città- su cui confrontare e misurare ipotesi ed esperienze sul tema –problema della multiculturalità/interculturalità:confronto indispensabile per l’interdipendenza dei fenomeni sociali,economici,ambientali. Intorno ad un concetto di fondo di “identità” come identità multipla,plurale va avviato un confronto di esperienze in una duplice dimensione:
  1. le politiche che vengono predisposte per rispondere ai problemi di società culturalmente composite;
  2. la realizzazione concreta di questi programmi,con i loro punti deboli e forti ,con le conseguenti possibilità di “esportazioni” e “adattamenti” in contesti socio-culturali differenti. Ma anche realizzazione che,condividendo premesse e programmi istituzionali,si sviluppano con caratteristiche e fisionomie autonome.
I NUCLEI TEMATICI
  1. FENOMENO MIGRATORIO e FISIONOMIA DELLE CITTA’
  2. ACCESSO ed ESCLUSIONE nell’ATTIVITA’ PRODUTTIVA
  3. SPAZI FORMALI e INFORMALI dell’INFORMAZIONE e della COMUNICAZIONE
  4. PARTECIPAZIONE, RICONOSCIMENTO e COSTRUZIONE di DIRITTI
  5. DIFFERENZE e MARGINALTA’
  6. TEMPI, SPAZI e MEMORIE di SE’
  7. POTERE POSITIVO e NEGATIVO delle STRUTTURE PUBBLICHE,del PRIVATO SOCIALE e della VITA ASSOCIATIVA
  8. AMBIENTI SEGREGANTI E POSSIBILITA di FRUIZIONE di ARIA,ACQUA,TERRA,ENERGIA
  9. PROCESSI EDUCATIVI e ISTITUZIONI FORMATIVE nelle e per le CITTA MULTICULTURALI
Da una parte la riflessione teorica ,in un incontro a più voci,su alcuni modelli di politica culturale ,sociale ed educativa ,dall’altra la presentazione di esperienze di accoglienza,integrazione,educazione allo sviluppo realizzate da città europee ed extraeuropee,hanno costituito l’impostazione culturale del Comitato scientifico,composto da docenti dell’università di Bologna e di Parigi,da rappresentanti dell’UNESCO,del M.P.I., da pedagogisti del Comune di Bologna e da docenti delle scuole della città.
Al primo obiettivo teorico sono stati dedicati i nove Seminari e le due Tavole Rotonde di apertura il 10 e di chiusura il 12 novembre,coordinate rispettivamente da Umberto Eco e da Furio Colombo,che hanno affrontato il tema multi cultura /intercultura nella sua ricchezza e complessità,da differenti punti di vista disciplinari,con l’intento dichiarato di offrire spunti di riflessione e di dibattito e non risposte esaustive. Due pomeriggi sono stati dedicati alla presentazione di 60 esperienze di progetti interculturali di città europee ed extraeuropee. Sono stati predisposti 20 workshop,in ognuno dei quali è stata offerta l’opportunità di presentare tre esperienze spesso molto diverse tra loro,di città geograficamente anche molto lontane. Impossibile dare conto in questa sede di tutte le esperienze confrontate,ma tutti i contributi teorici e operativi di quest’appuntamento vanno a far parte della Banca Dati di Barcellona,sede della Segreteria dell’A.I.C.E. Pertanto mi limiterò a segnalarne soltanto alcuni,scontando inevitabilmente il rischio della parzialità e della discrezionalità di scelta. Nello stesso gruppo Singapore ha presentato il proprio progetto politico di prospettiva sull’identità etnica della città,mentre Goteborg ha illustrato il Progetto “De Buur” in cui i giovani immigrati e i profughi diventano informatori della Svezia come società multiculturale. Nel workshop 12 la città di Richmond ha presentato il Progetto “conoscere se stessi collegando le diverse città attraverso l’educazione e The Haghe un Progetto di intervento per contrastare l’abbandono scolastico. Il Brasile è stato presente in due workshop con due Progetti di grande valore educativo e sociale che hanno entrambi affrontato ,con soluzioni concrete e possibili il problema dei ragazzi che vivono in strada,proponendo pratiche educative originali e creative. Il progetto AXE’ di Savador di Bahia ha finalizzato il recupero dei ragazzi,prima attraverso l’approccio educativo in strada poi tramite laboratori espressivi e professionali,accompagnando i ragazzi fino alla conquista del diritto di cittadinanza. Itaquitinga,una piccola città del Nord Est ha sviluppato un progetto globale rivolto alle donne ,ai bambini e a tutti gli adulti, finalizzato al cambiamento di una condizione di vita contadina schiava della monocultura imposta a protagonisti di scelte diverse,cone ad esempio in direzione dell’agriturismo. Numerosissime le esperienze spagnole da cui è emerso il forte interesse di tutto il paese- da Barcellona a Salamanca,da S.Coloma de Gramanet all’Hospitalet de Llobregat,per ricordarne solo alcune. Significativa anche la presenza di Marsiglia con due esperienze di cui una a carattere sociale quale quella dell’Associazione “femmes de toutes origines” che autogestiscono mense ed iniziative in proprio e l’altra finalizzata all’”Aide au travil scolaire”,gestito dalla municipalità,in accordo con le scuole statali e con il CEFISEM (,centro di formazione in servizio degli insegnanti):l’Aide è condotto da studenti universitari di origine straniera,consapevolmente scelti per aiutare i ragazzi di recente immigrazione che abbiano problemi di riuscita scolastica. Anche l’Italia è stata presente numerosa e competente per la ricchezza di e la creatività di interventi –Torino,Genova, Firenze, Trieste, Reggio Calabria,…….
Ma un Congresso delle Città Educative non poteva certo svolgersi solo all’interno dell’Aula Magna dell‘Alma Mater e coinvolgere solo gli addetti ai lavori: per essere coerente con la sottoscrizione della Carta e con la decisione di formalizzare qui la nascita dell’A.I.C.E.,Bologna ha coinvolto tutto il mondo della scuola,le associazioni di volontariato e le comunità straniere,tutta la comunità cittadina con ricco programma di attività collaterali che si sono sviluppate per tutto il mese di novembre. Insegnanti e alunni/studente dalle scuole elementari alle secondarie hanno potuto accedere a cicli di films di altre culture e a spettacoli teatrali,a mostre con percorsi di animazione come la Mostra della Provincia di Roma “vivere e giocare nel mondo:i bambini delle favelas di Rio”.Presso la sede del nostro CD/LEI poi sono state organizzate una mostra e due pomeriggi di presentazione delle esperienze didattiche delle scuole cittadine .Le comunità immigrate hanno curato la realizzazione di una mostra fotografica,di documenti e oggetti sulle culture d’origine e una serata è stata dedicata al Forum degli immigrati.

EDUCATING CITIES: arrivederci a CHICAGO.
Le sedute plenarie e I seminari tematici sono stai frequentati da insegnanti, studenti oltre ogni ragionevole previsione. Una risposta corale della città,della scuola,dell’Università ad un appuntamento che Bologna,in quanto “educating city”,ha voluto corale .Una risposta che è un segnale politico significativo per questi anni ’90. I temi dell’educazione e della formazione sono temi strategici,non solo nella percezione degli addetti ai lavori, e la città è la dimensione territoriale,politica,istituzionale che può farsene carico,avendo anche la capacità di attivare efficacemente il confronto e la collaborazione con le altre città . In questo senso e per questa prospettiva Bologna ha voluto subito essere “educating city”,sottoscrivendo la Carta di Barcellona e continuerà a lavorare perché attraverso la Conferenza dei Sindaci delle Città Metropolitane,attraverso Eurocities e con le città gemellate,l’associazione “Educating Cities”,nata ufficialmente a Bologna,continui a crescere e a consolidarsi a livello italiano,europeo e internazionale. Significativo l’impegno dell’UNESCO,strategico partner di questo appuntamento a riconoscere l’A.I.C.E. come organizzazione non governativa (ong),così come l’invito affinché le città aderenti collaborino ai progetti finalizzati al riscatto dei “meninos de rua”. La Bologna della solidarietà saprà trovare risposta anche a questa sollecitazione.
La stretta di mano tra il Sindaco e Joan Small,responsabile delle politiche educative della città di Chicago ha siglato il debutto di “Educating Cities” oltreoceano. Sarà infatti Chicago la sede del 4° Congresso sul tema “Educazione umanistica e artistica”.Un bel segnale che viene da una città della “giovane America” alle città della “vecchia Europa”,che spesso scimmiottano,con buona dose di provincialismo culturale,le conquiste del pensiero scientifico e tecnologico americano ,dimenticando i più bei cervelli “scientifici” anche italiani,alcuni dei quali reclutati al Congresso di Bologna, costretti da sempre ad emigrare negli States . Da Chicago ci viene il richiamo ad approfondire il tema di una formazione culturale a base umanistica,aperta alla fruizione e alla produzione artistica,in quanto elemento strategico di sviluppo personale,di cittadinanza sociale ,di arricchimento per la collettività.
All’appuntamento oltreoceano ,Bologna porterà
-la sua storica esperienza di “scuola e territorio”, che risulta il più qualificato percorso di raccordo fra l’esperienza culturale scolastica e le opportunità formative messe a disposizione dal patrimonio museale ,culturale,teatrale e naturale della città; un esempio paradigmatico e originale di come si rende didatticamente fruibile,culturalmente significativo l’ambiente di riferimento della scuola ,di come se ne potenzia la specifica funzione,senza invaderne le competenze;
- e la sua più recente innovazione ,la ri-progettazione del tempo estivo dei bambini e degli adolescenti: “Estate in città”,in sostituzione del “campo solare”. Per i luoghi -gli impianti sportivi ,invece delle scuole,per le aggregazioni d’età – 4-7 anni; 8-13 anni -, per la gestione affidata all’associazionismo sportivo, il Progetto ha inteso operare una serie di strategiche soluzioni di continuità con il “modello scolastico”,per potenziare un’esperienza di autonomia,connotandola di specifica intenzionalità educativa. Ulteriormente significativo sembra l’accesso ai finanziamenti della recente Legge Jervolino per “bambini a rischio”,che sembra davvero aver colto l’obiettivo di finalizzare risorse non solo su politiche di riparazione/risarcimento,quanto piuttosto su politiche di promozione/valorizzazione di diritti,utili a far crescere bambini/e “senza rischio”.
A questo proposito, Furio Colombo,brillante ed efficace coordinatore della Tavola Rotonda finale di Bologna, analizzando in particolare la proposizione n.187, bandiera elettorale del Governatore repubblicano della California che nega l’assistenza sanitaria e la scuola agli immigrati e ai loro figli, ha commentato così la sconfitta del nuovo welfare state di Clinton: "non lasciamo che siano sempre gli egoisti a ricordarci il costo dello stata Sociale. Costa molto di più in termini individuali, sociali, finanziari lo peudo- liberismo egoistico che riduce i diritti dei cittadini più deboli e pertanto di tutti i cittadini, mostrando nel breve e nel lungo periodo la propria incapacità di disegnare prospettive credibili per la collettività".
** Relazione di sintesi a conclusione di lavori del 3° Congresso A.I.C.E, 1994  (Atti del Consiglio Comunale)